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martedì 30 marzo 2010

Palazzo San Gervasio : Teatro: Miseria e Nobiltà



Scritto da Amministratore
Domenica 28 Marzo 2010 10:48

La Compagnia Teatrale "Chiuso per Ferie" presenta "Miseria e Nobiltà" una commedia divisa in 3 atti.
Lo spettacolo si svolgerà sabato 10 Aprile 2010 alle ore 20.00 presso l'auditorium dell' I.T.C.G. "C. d'Errico" di Palazzo San Gervasio.
L'evento è organizzato dall' AVIS comunale di Palazzo San Gervasio.

sabato 27 marzo 2010

Palazzo San Gervasio :Festa della pentolaccia in Canada

Scritto da A.S.
Mercoledì 24 Marzo 2010 13:54

TORONTO - La tradizione si ripete. Come ogni anno il Club Palazzo San Gervasio ha organizzato la “festa della pentolaccia”.
Al Terrace Banquet Centre c’erano oltre 400 persone, tutte felici di trascorrere una serata assieme all’insegna del buon cibo e di tanto divertimento. «La pentolaccia è una tradizione molto sentita - dice il presidente in carica da sei anni Danny Montesano - un tempo le famiglie si riunivano in campagna per rompere un recipiente di creta (la pentolaccia) che veniva riempito di frutta secca, caramelle e cioccolate e altro ancora. La pentolaccia chiamata anche pignatta veniva posta ad un paio di metri da terra e gli adulti, bendati e armati di bastone, dovevano cercare di romperla per il divertimento dei più piccini». Era un pretesto per ritrovarsi, cantare, ballare e mangiare la festa della pentolaccia. «Anche noi la riproponiamo per trascorrere una serata divertente - aggiunge Montesano - abbiamo quindi organizzato due pentolacce, una per gli adulti e una per i bambini che hanno riso come matti». C’erano ben 40 ragazzini alla festa oltre a un centinaio di giovani di età compresa tra i 25 e i 35 anni: «Tra i presenti desidero ricordare il giudice Roberto Roberti e il deputato liberale federale Joe Volpe - aggiunge Montesano che è membro del club fin dalla fine degli anni Settanta - è stata una delle feste più belle che abbiamo mai organizzato». Altri momenti di incontro del Club Palazzo San Gervasio sono il tesseramento, il grande picnic di luglio e la festa prenatalizia: «Sono momenti di aggregazione ai quali i nostri soci, che sono circa 140, partecipano con entusiasmo - conclude il presidente Montesano - mantenere le tradizioni e divertirsi è un connubio vincente».
Fonte: Corriere Canadese Online

Palazzo San Gervasio :Festa della pentolaccia in Canada

Scritto da A.S.
Mercoledì 24 Marzo 2010 13:54

TORONTO - La tradizione si ripete. Come ogni anno il Club Palazzo San Gervasio ha organizzato la “festa della pentolaccia”.
Al Terrace Banquet Centre c’erano oltre 400 persone, tutte felici di trascorrere una serata assieme all’insegna del buon cibo e di tanto divertimento. «La pentolaccia è una tradizione molto sentita - dice il presidente in carica da sei anni Danny Montesano - un tempo le famiglie si riunivano in campagna per rompere un recipiente di creta (la pentolaccia) che veniva riempito di frutta secca, caramelle e cioccolate e altro ancora. La pentolaccia chiamata anche pignatta veniva posta ad un paio di metri da terra e gli adulti, bendati e armati di bastone, dovevano cercare di romperla per il divertimento dei più piccini». Era un pretesto per ritrovarsi, cantare, ballare e mangiare la festa della pentolaccia. «Anche noi la riproponiamo per trascorrere una serata divertente - aggiunge Montesano - abbiamo quindi organizzato due pentolacce, una per gli adulti e una per i bambini che hanno riso come matti». C’erano ben 40 ragazzini alla festa oltre a un centinaio di giovani di età compresa tra i 25 e i 35 anni: «Tra i presenti desidero ricordare il giudice Roberto Roberti e il deputato liberale federale Joe Volpe - aggiunge Montesano che è membro del club fin dalla fine degli anni Settanta - è stata una delle feste più belle che abbiamo mai organizzato». Altri momenti di incontro del Club Palazzo San Gervasio sono il tesseramento, il grande picnic di luglio e la festa prenatalizia: «Sono momenti di aggregazione ai quali i nostri soci, che sono circa 140, partecipano con entusiasmo - conclude il presidente Montesano - mantenere le tradizioni e divertirsi è un connubio vincente».
Fonte: Corriere Canadese Online

giovedì 25 marzo 2010

Palazzo San Gervasio: caso Elisa Clabs

IL CORPO DI ELISA CLAPS SCOPERTO DA SACERDOTI MESI FA
Venne trovato da alcune donne delle pulizie, che comunicarono la notizia ai religiosi.
ANSA- Il cadavere di Elisa Claps fu scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza alcuni mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. La notizia, anticipata dal quotidiano 'La Provincia Pavese', ha trovato conferme in ambienti giudiziari. La scoperta fu fatta da alcune donne delle pulizie, che comunicarono la notizia ai sacerdoti della chiesa.
Il ritrovamento del cadavere, riportano la Provincia Pavese ed altri quotidiani del Gruppo Agl-Espresso, avvenne a gennaio. Fonti giudiziarie confermano inoltre che a scoprire il corpo di Elisa furono due donne, chiamate a fare le pulizie nel sottotetto. Interrogate, le donne hanno fatto mettere a verbale che una volta scoperti i resti avvisarono immediatamente sia il parroco della Santissima Trinità, don Ambroise Apakta, conosciuto da tutti a Potenza come don Ambrogio, che il suo vice, Don Vagno.
Sul perché del silenzio dei sacerdoti, che sono stati sentiti a lungo in questi giorni, sta indagando la procura generale di Salerno, che ha avocato a sé l'inchiesta. Un' ulteriore conferma sulla tempistica del ritrovamento sarebbe inoltre arrivata anche dal vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, durante un colloquio con il questore.

Fonti Agenzia Ansa

domenica 21 marzo 2010

Palazzo San Gervasio : Più sicurezza





Scritto da Paolo Palumbo
Domenica 21 Marzo 2010 21:00

Telecamere a Piazzale d’Errico. Obiettivo: la sicurezza dei luoghi e delle persone.
Maggiore sicurezza in vista per i cittadini di Palazzo. A garantirla l’Amministrazione Comunale che, per prevenire reati ai danni di strutture e di residenti o visitatori, ha effettuato l’acquisto di sei telecamere e di un sistema di videosorveglianza per monitorare il territorio comunale. L’investimento complessivo, di 51.700 euro, è stato interamente erogato dal Ministero dell’Interno ed è stato, inoltre, l’unico progetto finanziato in Basilicata nell’ambito delle iniziative volte al potenziamento della sicurezza urbana.
Il monitoraggio interesserà Piazzale Vincenzo d’Errico.
Questa iniziativa rientra nel quadro generale dell’esecutivo cittadino di compiere atti ed interventi che migliorino la quotidianità dei cittadini. L’installazione del sistema di sicurezza sarà uno strumento utile alle autorità preposte, che ringrazio per l’impegno profuso quotidianamente per la comunità, di sanzionare eventuali episodi lesivi dei diritti dei cittadini o comunque tesi a danneggiare beni destinati alla pubblica fruizione.
L’obiettivo che l’Amministrazione si pone, con tale progetto, è molteplice e mira a contrastare fenomeni di bullismo, danneggiamento e vandalismo che sono stati segnalati, soprattutto negli ultimi tempi, in diversi punti del territorio urbano e a sanzionare reati che feriscono l’immagine del nostro paese.
Sono certo che questa iniziativa sarà apprezzata dalla nostra comunità visto che è tesa a soddisfare quell’esigenza di maggiore sicurezza e controllo del territorio che rappresenta, senza dubbio, una richiesta molto sentita e generalizzata in tutto il Paese e quindi non limitata soltanto al nostro territorio.
Questo rimedio di carattere tecnico non è l’unico progetto attraverso il quale l’Amministrazione Comunale intende sviluppare un sistema di protezione. Mi preme rimarcare che, anche se è importante l’azione di tutela, è altrettanto fondamentale quella educativa. Il dover ricorrere all’uso delle telecamere denuncia, infatti, un senso civico che deve ancora crescere. L’impegno di tutti deve pertanto concentrarsi sul trasmettere valori educativi importanti.
È per questo motivo che sono previsti anche interventi di natura sociale. Tra quest’ultimi figurano iniziative da predisporre in collaborazione con gli istituti scolastici, l’ASL, le Forze dell’Ordine, le associazioni ed i genitori, il cui obiettivo è di diffondere la cultura della legalità e del rispetto e per contrastare il fenomeno del “bullismo”. È questo un aspetto di notevole importanza che mi fa piacere sottolineare e che conferma ulteriormente l’attenzione e l’impegno con cui questa Amministrazione Comunale guarda da sempre ai temi della legalità e della solidarietà sociale.
Tratto da Libero Accesso

PALAZZO SAN GERVASIO: LA MITICA STAZIONE FERROVIARIA



C'è un mito che occupa un posto d'onore tra i ricordi più vivi della mia vita, avendone scandito i passaggi più significativi e cruciali: la stazione di Palazzo San Gervasio.

Della sua esistenza ne sentii parlare quando nel 1961 vi si recò mio padre per prendere il primo della serie di treni che lo avrebbero condotto al complesso di baracche montate ad Haltingen, provincia di Baden, Germania, dove lo stavano aspettando altri "gastarbeiter" (ospiti del lavoro).

Per diversi anni, sia alla partenza che al ritorno, non si era mai data occasione di accompagnarlo alla stazione, o di andarlo a prendere.

Quando, alla partenza, doveva recarsi alla stazione di Palazzo San Gervasio, egli prendeva sempre l'autobus: ce n'erano due che passavano al pomeriggio da Banzi, utili per prendere il treno, ma mio padre sceglieva sempre il primo, forse non tanto per essere più tranquillo, quanto per non prolungare l'agonia della partenza, per risparmiare a noi figli lo sforzo sovrumano di contenere le lagrime, che spingevano dietro le palpebre per sgorgare come rigagnoli di fontanelle.

Al ritorno, poi, sapevamo sì il giorno in cui sarebbe arrivato, ma non l'ora, sicché l'attesa del suo arrivo poteva prolungarsi tutta la giornata, anzi, delle volte è successo anche che si andasse a letto e che solo in piena notte sentivi sbattere una portiera di macchina che annunciava il suo arrivo: all'epoca mica c'erano i cellulari coi quali potevi comunicare l'andamento del tuo viaggio! Anzi, erano pochissimi anche quelli che avevano il telefono fisso.

Anche in questo campo, come per la televisione, la famiglia Tafaro è stata una delle prime a dotarsene, sicché a me, ad esempio, era agevole, una volta sceso alla stazione di Rocchetta San Antonio, avvertire dell'imminente arrivo alla stazione di Palazzo San Gervasio, in modo che, se non c'era nessun autobus che vi passasse a breve, si recapitasse qualche parente per venirci a prendere.

Una volta, però, il telefono si usava con molta parsimonia e, volendo risparmiare qualche gettone (allora gli apparecchi telefonici pubblici funzionavano con appositi gettoni), ci si metteva d'accordo prima su come fare le comunicazioni con segnali cifrati. Così, per esempio, ci si accordava che se si faceva squillare il telefono una volta, ciò significava che si era arrivati a Rocchetta, se lo si faceva squillare due volte, ciò significava che si era arrivati a Palazzo. Ma accadeva che chi doveva stare in ascolto del telefono si allontanasse un attimo proprio nel momento in cui il telefono squillava ed allora i messaggi venivano decifrati malamente, con conseguente incazzatura di chi ne subiva poi i disagi.

Arrivò il tempo in cui anch'io potetti vedere la stazione di Palazzo Sano Gervasio. Ciò accadde, se non ricordo male, nell'estate del 1963, ma non per andare a prendere il treno per recarmi in qualche luogo di vacanza, bensì perché lì nei paraggi c'era una masseria il cui padrone coltivava tabacco ed io, insieme ad altri banzesi, vi andammo a fare la raccolta. Ci venivano a prendere al mattino in macchina ed il padrone (mi pare si chiamasse Molino o forse Palermo) stava attento a selezionare i soggetti più produttivi, in modo da ammortizzare bene le spese del noleggio.

Da quella masseria si vedeva non molto lontana la stazione e tutti i treni che vi transitavano, littorine e convogli merci: talvolta mi soffermavo a contare tutti i vagoni che componevano questi ultimi, esclamando dentro di me: "mamma mia quanti!".

Poi accadde, durante la frequentazione della ragioneria a Palazzo San Gervasio, che una giorno - come almeno una volta fanno tutti i ragazzi - marinai anch'io la scuola: andando a zonzo qua e là, finimmo con l'arrivare proprio in stazione ed allora, finalmente, potetti vedere da vicino quel luogo mitico: tutto era ordinato, pulito, lo spazio circostante adornato di piante ed aiuole, vi si respirava un'aria quasi religiosa da convento.

Successivamente, quando si è giunti a possedere qualche automobile in famiglia, si ebbe sempre più motivi, alternati di tristezza e gioia, di recarsi in quella stazione per accompagnare od andare a prendere qualcuno, padre o fratello, finché le partenze e gli arrivi non furono effettuati in conto proprio, il che cominciò per me verso metà settembre del 1971, allorché partii per Bologna a fare gli studi universitari.

Un arrivo in particolare mi piace ricordare qua ora. Si tratta di una volta che, facendo il militare nel 1976, giunsi alla stazione di Palazzo San Gervasio con l'ultimo treno verso le 22,30. Non c'era nessuno che potesse venirmi a prendere, né, a quell'ora, poteva esserci più alcun mezzo pubblico.

Allora feci a piedi tutto il tragitto dalla stazione di Palazzo San Gervasio a Banzi, peraltro con una borsone alquanto pesante. All'uscita dal paese, nei paraggi del distributore di benzina, mi imbattei anche in un gruppo di cani randagi che mi fecero non poca paura. Per fortuna uno di essi mi si avvicinò con spirito non ostile, io gli feci a mia volta qualche gesto amichevole ed esso mi accompagnò nientedimeno fino a casa: che bella passeggiata fu quella notte in compagnia del cane e delle stelle: spettri e fantasmi si tennero tutti ben lontani da me. Un po' di apprensione mi venne solo quando dovetti passare davanti alla lapide del "milanese", il cui spirito sembrava essere lì pronto per soffiarmi addosso.

A Banzi giunsi verso l'una, cercai di svegliare nel modo più soft possibile i miei genitori, lanciando qualche sassolino contro la tapparella della camera e, che gioia grande fu per loro svegliarsi all'improvviso per abbracciare il figlio caporal maggiore!

Essi ritornarono subito a letto, io un po' più tardi, non prima di essermi rifocillato di ciò che trovai in frigorifero, in particolare mi feci una scorpacciata di carne di coniglio in gelatina insaporita d'aceto e fave cotte.

Non mi ricordo più ora quando sia stata l'ultima volta ad essere salito o sceso dal treno alla stazione di Palazzo San Gervasio ... forse ciò è avvenuto solo in poesia.

A ricordarmelo ci ha pensato qualche giorno fa Antonio Scardinale, che mi ha scritto la lettera sotto riportata, con la quale è venuto a toccarmi un nervo ancora molto sensibile, che mi ha provocato la fitta di tanti ricordi, alcuni dei quali ho voluto raccontare in questa pagina.

Giovedì 11 settembre 2008
Da: "Antonio Scardinale" < scardinale@inwind.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. >

giovedì 18 marzo 2010

Palazzo San Gervasio : MASCHITO

CORDOGLIO PER LA MORTE DI DONATO BARBANO DECANO DEI GIORNALISTI LUCANI

Scritto da Antonio Scardinale
Mercoledì 17 Marzo 2010 23:05

Nell’adorata Chiesa parrocchiale di Sant’Elia Profeta, affrescata da pittori apuli e napoletani del 700 si sono svolti, nel pomeriggio i funerali di Donato Barbano, decano dei giornalisti del Vulture e della Basilicata. Alla veneranda età di 87 anni , Donato - a cui ci legava una reciproca stima ed amicizia, anche in qualità di presidente onorario dell’associazione culturale “Basilicata Arbereshe” - ci lascia con la sua eredità di pioniere dell’informazione, dai tempi dei “Fuori Sacco” del “Roma” al radiofonico “Corriere della Basilicata” diretto da Mario Trufelli e con Nanni Tamma la voce del “Lucaniere” . Sino a pochi mesi fa, quando gli facemmo la consueta visita nella sua abitazione di via Paolo Emilio Savino, andava spesso a Roma, per assolvere all’importante e gravoso, per lui reduce da un serio incidente stradale, impegno negli uffici della Federazione Europea dei Giornalisti di cui è stato a lungo presidente nazionale. Barbano durante la sua attività professionale si è fortemente battuto attivamente affinchè la zona dell’Alto Bradano uscisse decisamente dall’isolamento stradale, informativo e culturale (sua l’idea di dare vita a “Strapalazzo” periodico che usciva a Palazzo San Gervasio).Donato Barbano, per via del suo schietto attaccamento alla cultura e lingua Arbereshe, non perdeva occasione -in trasmissioni e reportages nazionali- di evidenziare il tesoro della “cultura immateriale” rappresentato dalle tradizioni popolari e dalla paremiologìa arbereshe. Per telefono, mi lasciava sempre con l’arguzia antica e con affetto salutandomi con il suo immancabile sorriso sotto i baffetti , “Me shendet” .
Fonte: Lucanianews24